SOCIOLOGIA: LA DEVIANZA

 LA DEVIANZA

Con il termine devianza si identificano i comportamenti che non sono conformi ai canoni di normalità e di liceità di una società in un determinato momento storico. I sociologi definiscono come devianti i comportamenti de si allontanano dalle norme socialmente stabilite.

La normalità e la devianza si definiscono in relazione alle norme socialmente definite, la loro definizione sociale implica che nessun comportamento è di per sé deviante e ciò che appare tale in un certo contesto sociale o momento storico può non esserlo in altri tempi e luoghi. 

Quando parliamo di "norme sociali" ci riferiamo ad
una pluralità di regolo di condotta, la loro violazione genera diverse forme di devianza che variano dal rifiuto più o meno cosciente alle forme più efferate di criminalità. 

Le usanze ed i costumi morali non sono ugualmente praticati all'interno della società da tutti i membri, mentre le norme giuridiche, emanate dallo Stato, valgono in modo indifferenziato per tutti gli individui. Può capitare così che un soggetto non appaia "deviante" dal punto di vista dei valori del gruppo a cui appartiene, ma sia considerato tale ad altri gruppi sociali. Può capitare che le norme morali accettate e condivise dall'intera comunità diventino il sostegno di comportamenti che, di fatto, sono devianti.

LA SOCIOLOGIA DI FRONTE ALLA DEVIANZA

Nel corso del tempo diversi studiosi hanno cercato di rispondere ai quesiti sulla devianza: perché alcuni individui intraprendono una carriera criminale? Come si origina la devianza?

Nella seconda metà dell'Ottocendo, in piena cultura positivista, il criminologo Cesare Lombroso (1835-1909) ipotizzò addirittura un'origine biologica della devianza ed arrivò a sostenere che i criminali fossero identificabili attraverso precis caratteristiche fisiche, ad esempio la forma del cranio. 

La specificità di un approccio sociologico alla devianza è data dal tentativo di mettere in correlazione l'insorgenza di condotte devianti non già

con particolari fattori individuali, ma con determinate variabili di natura sociale. 

All'interno della Scuola di Chicago nascono i primi studi sul fenomeno della devianza nella forma di ricerche etnografiche su particolari comunità devianti: i vagabondi, le bande giovanili, i ladri. Nelle opere che analizzano i diversi gruppi, la condotta deviante viene vista come il prodotto di una particolare subcultura. Questi gruppi, secondo gli studi dei sociologi di Chicago, tendevano a proliferare in alcune aree piuttosto che in altre, precisamente dove era più alta la disorganizzazione sociale, cioè dove l'influsso delle norme della società statunitense convenzionale era più debole. 

MERTON: LA DEVIANZA COME DIVARIO TRA MEZZI E FINI SOCIALI

Una delle più note interpretazioni sociologiche della devianza è quella fornita da Robert Merton, secondo cui all'interno di ogni società esiste un divario tra gli scopi che vengono proposti ai membri della società stessa e i mezzi effettivamente disponibili per conseguirli. 

Il comportamento deviante rapresenterebbe un tentativo di appropriarsi delle mete socialmente desiderabili attraverso vie diverse da quelle della legalità,  e sarebbe sollecitato dallo scarto tra aspirazioni e possibilità effettive. 

Secondo Merton esistono altre possibilità di relazione individuale al divario tra mezzi e fini sociali: 

  • il conformismo, l'individuo accetta gli scopi sociali pur sapendo di non poterli conseguire;
  • il ritualismo, l'individuo si conforma alle condotte accettate dalla società, ma non cede più ai valori che essa propone;
  • la rinuncia;
  • la ribellione.

La teoria di Merton si presta molto bene a spiegare la condotta deviante di individui e gruppi socialmente marginali. Tuttavia i devuanti non appartengono soltanto a queste categorie sociali: i reati socialmente deprecabili sono trasversali a tutte le fasce di popolazioni.

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