SOCIOLOGIA: LA CONFLITTUALITA' SOCIALE
LA CONFLITTUALLITA' SOCIALE
DURKHEIM ED IL CONCETTO DI ANOMIA
Per poter parlare di conflittualità sociale è fondamentale cogliere la natura eminentemente sociale dei problemi e degli aspetti che, all'interno della società, creano una situazione di conflitto.
Nel saggio il suicidio. Studio di sociologia (1897) e nell'opera La divisione del lavoro sociale (1893) il sociologo francese Emile Durkheim introduce, all'interno del linguaggio sociologico, il termine anomia. Il termine indica uno stato di carenza normativa che si crea in una società quando si indebolisce la coesione tra i suoi membri, favorendo così la disgregazione morale della società e l'insorgere di comportamenti pericolosi.
La concezione del sociologo suggerisce che la causa profonda di questi eventi risiede nella società e non nelle persone. Secondo Durkheim, la condizione di carenza normativa non è strutturalmente connessa con la vita sociale, ma può verificarsi in determinate congiunture storiche, caratterizzate da mutamenti particolarmente rapidi e radical. Durkheim attribuisce alla sociologia il compito di riaffermare la fondamentale coesione e unità organica del corpo sociale.
Altri autori e altre correnti sociologiche, hanno dato una risposta differente al quesito della conflittualità sociale: al conflittualità, secondo questi, è un aspetto essenziale dell'esistenza stessa della società. Il compito del sociologo è quello di analizzare le manifestazioni e le cause del conflitto, prima fra tutte la disuguaglianza di posizioni esistente tra i diversi membri di ogni società.
LA STRATIFICAZIONE SOCIALE
Il sociologo statunitense Peter Berger osserva che la nostra esperienza sociale si configura fin dai suoi inizi come un'esperienza di differenze, queste corrispondono ad una diversa collocazione su un'ideale scala sociale.
Il fenomeno a cui facciamo riferimento prende il nome di stratificazione sociale: la presenza all'interno della società di una molteplicità di livelli, che si differenziano per la possibilità di accesso alle risorse sociali di cui godono i membri di ciascun livello.
FORME DI STRATIFICAZIONE SOCIALE
La stratificazione sociale ha assunto diverse forme nel corso del tempo, a seconda del periodo storico.
Nel mondo antico la stratificazione sociale conosceva una configurazione caratteristica, legata all'esistenza della schiavitù. Gli schiavi erano persone private della libertà personale, appartenevano cioè ad altri individui che li utilizzavano per le mansioni lavorative più faticose o meno gratificanti. La schiavitù era largamente diffusa e veniva percepita come una cosa "naturale".
Un'altra forma di stratificazione dalle conseguenze sociali particolarmente marcate è quella legata al sistema delle caste, tipico della società indiana. Si tratta di una stratificazione molto rigida, su base religiosa: ad una casta si appartiene per nascita e non se ne può uscire in alcun modo. Esistono 4 caste principali e al di fuori di queste i reietti del sistema sociale. Spesso le caste si suddividono ulteriormente in sotto caste inferiori, e queste a loro volta in gruppi.
Nelle società moderne occidentali, la stratificazione sociale ha assunto forme differenti, espresse da nozioni specifiche, come quelle delle di classe (tipica della concezione di Marx) e di ceto (indotta da Weber).
LA STRATIFICAZIONE SOCIALE SECONDO MARX
Per Marx il criterio fondamentale che determina la stratificazione sociale è di tipo economico: è il rapporto intrattenuto con la proprietà dei mezzi di produzione, infatti, che decreta la classe di appartenenza, e non le caratteristiche, che ne sono la conseguenza.
La nozione di stratificazione si lega immediatamente a quella di conflittualità: le diverse classi sociali sono in un rapporto di perenne conflitto, le loro reciproche posizioni sono generate dalla lotta per l'appropriamento delle risorse.
La classe di appartenenza determina la posizione che un individuo ha all'interno della società, ma essa non genera necessariamente in quello stesso individuo una reale percezione della posizione che egli si trova ad occupare. Marx chiama questa condizione "falsa coscienza", condizione che minaccia soprattutto i membri delle classi subalterne: il monopolio delle idee esercitato da chi detiene il potere, infatti, porta i membri delle classi subalterne a introiettare le idee ed i valori socialmente dominanti e in questo modo preclude loro la possibilità di prendere coscienza dello sfruttamento a cui sono soggetti.
LA STRATIFICAZIONE SOCIALE SECONDO WEBER
Tra i classici del pensiero sociologico, anche Weber ha affrontato il tema della stratificazione sociale. Weber ritiene che il concetto marxiano di classe isoli solo un fattore della stratificazione sociale, quello economico, mentre il fenomeno è più articolato e complesso. Accanto alla classe, Weber individua due fattori che determinano le differenze di livello tra i diversi gruppi sociali: lo status ed il potere.
Lo status può definirsi come il livello di prestigio sociale detenuto da un gruppo o da un individuo. La stratificazione in base allo status dà luogo ai ceti, insiemi di persone che hanno uno stile di vita simile.
La stratificazione in base al potere da luogo ai partiti politici, ossia gruppi di individui uniti da interessi o obiettivi comuni.
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